Azienda Agricola Valleverde di Franco Paris

Cosa è lo zafferano:

E' una spezia che si ottiene dagli stigmi del fiore del Crocus sativus.

Il Crocus sativus è una pianta perenne della famiglia delle Iridacee che fiorisce in autunno: i fiori hanno un colore viola acceso con delle sfumature. Da ogni fiore spunta uno stilo con tre punte, ognuna delle quali termina con uno stigma di 15-30 mm. Sono proprio i tre stimmi di colore rosso che vengono estratti a mano dal fiore ed essiccati per la produzione di zafferano.
Lo zafferano è un prodotto naturale e non contiene glutine. Il prodotto puro in filamenti non viene adulterato con l'aggiunta di altre sostanze e altri ingredienti, pertano non contiene allergeni.


La produzione ed il commercio dello zafferano nel basso Medioevo a L'Aquila

Interessante è l'articolo dello Storico Alessandro Clementi, professore ordinario di Storia medievale presso l’Università degli studi dell’Aquila, storico appassionato, scrittore ed esponente di spicco della comunità scientifica e culturale cittadina.

"La campagna aquilana, avara per l'altitudine e, salvo poche zone di pianura, per l'aridità è, viceversa, adattissima alla coltura dello zafferano. Tuttavia l'esigenza di sopperire ai bisogni alimentari fa porre queste condizioni ai coltivatori di zafferano. L'estensione della coltivazione dello zafferano era notevolmente larga. Se consideriamo un bando della camera aquilana, piuttosto tardo (è del 22-29 settembre del 1569), ma tuttavia del periodo della massima espansione della cultura — bando con il quale si rendeva nota la normativa per la coltivazione e la vendita dello zafferano —, ebbene ci si può facilmente rendere conto delle zone di maggiore produzione. Il bando fu pubblicato infatti in Bagno, Ocre, Monticchio, Fossa, Casentino, Sant'Eusanio, Villa Sant'Angelo, Tussio, Stiffe, Campana, Fagnano, Fontecchio, Tione, S. Maria del Ponte, Goriano della Valle, Beffi, Rocca Preturo, Acciano, S. Benedetto, Collepietro, Civitaretenga, Caporciano, S. Pio, Castelnuovo, Prata, S. Nicandro, Poggio Picenze, Picenze, Onna, Tempera, Bazzano, Arischia, Pizzoli, Barete, Preturo, Coppito. Ma non solo nel contado aquilano si effettuò tale coltivazione. Un'altra merce importante quanto la lana e la seta era lo zafferano, preziosa spezia richiesta particolarmente nella zona germanica, il cui commercio era assai fiorente in alcune fiere di carattere internazionale, quali quelle di Ginevra nel secolo XV e di Lione del secolo XVI. L'attività esercitata dai mercanti norimberghesi in collaborazione con quelli aquilani per l'esportazione dello zafferano risale, secondo i documenti, agli anni '40 del Quattrocento. Tuttavia, fino agli ultimi anni dello stesso secolo, quando si insediò a L'Aquila una grossa colonia di mercanti germanici, al commercio partecipavano molti mercanti fiorentini che inviavano il prodotto a Ginevra, a Lione e a Venezia per via terrestre, passando per Firenze e Bologna. La merce poteva essere spedita naturalmente anche per via marittima, dalle città portuali abruzzesi a Venezia, dove risiedevano i grandi mercanti della Germania meridionale. Nel basso Medioevo la produzione dello zafferano non era limitata soltanto alla nostra regione, ma si estendeva anche alla Spagna catalano-aragonese, alle Marche, alla Toscana, alla Lombardia, alla Campania e alla Puglia. Trattandosi di merce costosa, ad uso essenzialmente culinario e in parte medicinale, non era destinata al consumo di essa. Forse per questi motivi la spedizione dello zafferano da L'Aquila veniva effettuata soltanto quando i mercanti ricevevano l'ordinazione. A differenza di quelli relativi a lana e seta, consumate per usi industriali, i dati sulla vendita dello zafferano a Firenze ci sono pervenuti in misura veramente limitata. Ne possediamo tuttavia un gruppo riguardante le vendite effettuate a Ginevra negli anni 1459-1464. Le merci furono spedite da L'Aquila per iniziativa di due grandi mercanti abruzzesi, Pasquale di Santuccio dell'Aquila e Paolo di Sanitate di Sulmona, con destinazione Firenze, da dove vennero indirizzate alla compagnia fiorentina della Casa di Ginevra. Ricostruiti dagli estratti-conto mandati da Ginevra alla compagnia di Tommaso di Luigi Ridolfì di Firenze che curò l'operazione di transito, questi dati rimangono forse unici per testimoniare il commercio dello zafferano di sicura origine abruzzese effettuato all'estero nel basso Medioevo. Osserviamo che la cospicua partita venne acquistata particolarmente dai grossistimereiai di Ginevra e da alcuni capitalisti di Norimberga; questi ultimi si recarono anche a Lione per comperare la stessa merce abruzzese. A differenza della situazione odierna, in cui la produzione si effettua soltanto a Navelli, nel basso Medioevo lo zafferano era prodotto in varie aree abruzzesi. Secondo il manuale di mercatura compilato da un mercante tedesco che visse a L'Aquila ai primi del Cinquecento, i principali luoghi di produzione erano Castel di Sangro, Celano, L'Aquila, Pescina, Popoli, Sulmona, Tagliacozzo e Tocco da Casauria. Ad essi possiamo aggiungere le altre località minori: Pettorano, Goriano, Magliano."
"Non è facile in ogni modo stabilire con esattezza i limiti dell'areale peninsulare della coltura. Dalla Sicilia ove presumibilmente vi fu importata dagli Arabi essa si diffuse ovunque trovò terreno e clima propizi: in Calabria, dov'era ancora coltivato, benché, in piccolissima misura, verso la fine del secolo XVIII; nell'Umbria, donde scomparve solo nella seconda metà del 1600; nella Toscana, dove fin dal 1256 sviluppava nel contado di Volterra, in quello di Pisa, di Siena, di Montepulciano ed in Val d'Elsa, Val d'Era e Val d'Osso. In ogni modo in Abruzzo lo zafferano era ampiamente coltivato nel secolo XIV come dimostra la rubrica degli Statuti aquilani, ma come ci dimostra ancor più (data la difficile datazione degli Statuti) il Pegolotti nella sua Pratica della Mercatura, divulgata appunto nel secolo XIV. Laddove egli dà indicazioni circa i tempi di decorrenza di validità della lettera di cambio in relazione ai tempi di percorrenza dei messi da Firenze in diverse parti del mondo (ne sono elencate 29), ci dice che occorrevano «per Aquila 10 dì e altrettanto di là a Firenze». Lo stesso Pegolotti ci dà l'equivalenza delle «coppe» (misura per aridi e per terreni) «all'Aquila d'Abruzzi» con le «salme» (altra unità di misura) di Sicilia e con le «salme» di Manfredonia nonché, indicazioni di «come la misura del grano di Puglia torna in diverse parti del mondo» tra le quali cita con abbondanza di particolari «Aquila di terra di Bruzzi», specificando tutti gli aggravi di costi occorrenti per spostare i cereali dal porto di Pescara fino ad Aquila (un viaggio pari a due «giornate di bestie»), descrivendo anche le varie qualità di zafferano e fra queste citando quella «d'Abruzzi ch'è secondo toscano», ovvero di qualità meno buona. Ma come ancor più dimostra un diploma di re Roberto del 1317 che risponde ad una supplica dei mercanti aquilani di zafferano."
"Lo zafferano infatti, pur coltivato in misura cospicua nel contado aquilano, non determinò l'uso alimentare di esso. Non esiste in effetti un piatto tradizionale che preveda l'uso dello zafferano. Coltivazione dunque ad usi esclusivamente commerciali."


CLICCA QUI per scaricare l'articolo integrale del Professore di Storia Medievale ALESSANDRO CLEMENTI

Raccolta, fioritura e tostatura dello zafferano della Azienda Agricola Valleverde

Raccolta, fioritura e tostatura dello zafferano

L’autunno è il momento della fioritura e della raccolta, che avviene manualmente da metà Ottobre e dura all'incirca tre settimane.

La raccolta può essere fatta solo manualmente, dall’alba fino alle dieci del mattino perchè altrimenti il fiore si schiude e questo comporta il rischio di rottura degli stigmi e la loro conseguente contaminazione. Con calma e meticolosità in campo tutti i giorni si raccolgono i fiori staccandoli dalla pianta senza rovinare nè l'uno e nè l'altro. Successivamente si passa alla mondatura, un'operazione estremamente delicata che richiede grande cura e manualità per estrarre i delicati filamenti evitando di spezzarli. Gli stimmi estratti vengono raccolti e fatti essiccare con un'operazione critica per un tempo ed una temperatura sufficiente dalla quale dipende la qualità dello zafferano, disidratandoli in modo da impedire ogni processo fermentativo. Il colore dello zafferano deve essere un bel rosso porpora, vivo e con un aroma forte e intenso.


Lo zafferano: i principi attivi e le proprietà benefiche

E' una miniera di sostanze preziose per l’organismo essendo uno dei più potenti antiossidanti, contrasta i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare. Favorisce le funzioni digestive, stimola l’apparato digerente aumentando la secrezione di bile e succhi gastrici.

E' usato nel trattamento dei disturbi dell’umore, efficace contro il mal d’auto. I suoi principi attivi regolando la produzione di alcuni neurotrasmettitori cerebrali responsabili del tono dell’umore, sono in grado di placare l'ansia, disturbi quali stress e depressione.

Recenti studi hanno evidenziato che possiede proprietà e benefici sulla parte del sistema nervoso che regola i recettori sensoriali del movimento dei muscoli e delle articolazioni, esercitando perciò un’azione calmante, analgesica e antispasmodica, che induce uno stato di rilassamento muscolare. E' ricco di vitamine soprattutto vitamina C, B6, folati e vitamina A. Ricco di minerali quali manganese, magnesio, ferro, potassio, fosforo, rame e calcio.

E' ricco di numerosi carotenoidi come zeaxantina, licopene e a- e ß-carotene. Lo zafferano ha mostrato un’attività antidepressiva, per il contenuto di crocina, paragonabile a quella di farmaci quali la fluoxetina. Crocina e crocetina hanno mostrato la capacità di interferire con lo sviluppo di vari tipi di cellule tumorali e di poterne indurre l’apoptosi. Si ritiene probabile un effetto protettivo nei confronti di DNA, RNA e proteine, grazie all’azione antiossidante di questi carotenoidi. Le proprietà antiossidanti portano benefici anche al cervello aumentando le capacità di apprendimento e rallentando i processi degenerativi dell’Alzahimer. Inoltre ha proprietà curative dei disturbi dell’umore e di disfunzioni sessuali. E’ stato inoltre dimostrato che il consumo di zafferano in piccole dosi cura i sintomi della sindrome premestruale e applicato con una maschera è un ottimo trattamento per la riparazione delle cellule della pelle consentendo di mantenerla nutrita ed elastica.


CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE DELLO ZAFFERANO

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE DELLO ZAFFERANO E LE SUE MOLECOLE

L’intenso colore della spezia è dovuto a due carotenoidi, crocetina e crocina. La presenza delle molecole di gentiobiosio, rende la spezia solubile soltanto in acqua e può quindi impartire la colorazione gialla ad alimenti ricchi di acqua.

L'odore e il gusto dello zafferano sono dovuti alla presenza di picocrocina, a cui è dovuto il sapore amaro della spezia, mentre l'aroma è dovuto al safranale. La picocrocina è un derivato della zeaxantina che serve a proteggere il fiore dai parassiti. Quando gli stimmi vengono fatti essiccare, dalla picocrocina si libera l'aglicone, che per perdita di una molecola d'acqua origina il safranale e si forma il safranale, ecco spiegata l’importanza del processo di essiccazione per un prodotto di qualità.

prepara una pietanza con lo zafferano della Azienda Agricola Valleverde

Guarda i nostri suggerimenti e le ricette realizzate
E PREPARA UNA PIETANZA SFIZIOSA ANCHE TU!

Apprendi come utilizzare al meglio lo zafferano puro in cucina. Le applicazioni e gli abbinamenti che puoi fare sono veramente tanti per innovare e rinnovare il tuo menù.
Lascia a bocca aperta amici e familiari con un menu nuovo ed arrichito.

TORNA SU